Era domenica e due contadini , con i loro buoi, andarono a lavorare i campi. Peccarono, non rispettando il giorno di riposo, così la furia divina li trasformò in pietra.
Vedete quelle due pietre giganti? Sono i buoi, le altre piccole pietre sono i due uomini ed i loro attrezzi. Sono i Guardiani della Sibilla. Lo raccontano i vecchi dell’Isola (Isola San Biagio).
Lui, invece, è Giuseppe, per molti Peppe, un custode di questi luoghi, un custode che rischiamo di perdere.
Nei suoi ricordi di bambino, ci sono gli abitanti della frazione che, a turno, radunavano il bestiame di tutte le famiglie e lo portavano al pascolo sulle pendici del Sibilla. Giuseppe, bambino, era tra questi, insieme ai suoi genitori.
“Profumava” racconta Giuseppe del latte. Al ricordo del profumo di quel latte, munto con le sue mani in montagna, all’aria aperta, il suo viso si illumina, fa un salto nel passato e mi regala un biglietto andata e ritorno per un mondo a me sconosciuto.
Un mondo, quello, che costava fatica, ma non costava dolore e produceva piacere e gioia. Piacere per i “cittadini” che avevano scoperto quel latte e salivano anche solo con un bicchiere per prenderne. Gioia per chi lo produceva. Insomma onde di gioa che si propagavano dai costoni del Monte Sibilla per arrivare a valle.
Profumo. Non ho mai assaggiato il latte di alpeggio, ma quella parola ha evocato il profumo del miele che conosco, “L’oro degli eremiti”. Quando si apre un barattolo di miele di montagna, si sente il profumo dei prati e dei boschi, quando passeggi e respiri in montagna, senti il profumo del miele.
Chissà che sapore avrà il latte prodotto in montagna, nelle nostre montagne? Posso solo immaginarlo.
Chissà se Giuseppe riuscirà a realizzare il suo sogno, accantonato dal 2016, oppure saremo destinati a perdere un altro custode della montagna?
Intanto il bosco avanza.
